di Marco Maria Freddi
Il consigliere comunale Fabrizio Pallini, in relazione alla tragica morte di Miloud Mouloud, un uomo di 64 anni trovato senza vita per strada a Parma, ha scritto un articolo interessante, ma che, purtroppo, mescola piani e priorità, confondendo la questione.
Il problema delle persone senza tetto non si risolve semplicemente con un’abitazione. Non è mai un problema abitativo, ma un’emergenza sociale e sanitaria. Ed è proprio qui che si svela la vera difficoltà. Le proposte del Consigliere, volte a evitare altre tragedie come quella di Mouloud, si concentrano su un piano per affrontare l’emergenza abitativa, con l’introduzione di nuovi alloggi pubblici a canone calmierato per le fasce più vulnerabili, un controllo rigoroso sugli affitti per contrastare il caro-affitti e le speculazioni immobiliari, e il rafforzamento delle misure di sostegno al reddito, essenziali per aiutare le persone a far fronte alle difficoltà quotidiane.
È difficile non essere d’accordo con il Consigliere, eppure credo che queste proposte, sane e di buon senso, dovrebbero essere presentate al Governo del Paese che lui sostiene. Perché, senza una solida politica governativa, l’amministrazione comunale ha ben poco spazio di manovra in questo campo. Apprezzo invece la sua richiesta di una maggiore collaborazione con le associazioni del terzo settore. È proprio su questo che una buona amministrazione comunale dovrebbe fare la differenza, a prescindere dalle questioni abitative o dalle strutture di accoglienza temporanea, più o meno piene o vuote.
Questa collaborazione potrebbe diventare la chiave per rispondere in modo concreto e umano alle necessità di chi vive in strada. Partiamo dalla premessa fondamentale: i poveri che vivono per strada sono poveri senza voce, senza rappresentanza. Non hanno la forza di chiedere aiuto, e quando lo fanno, le istituzioni comunali e sanitarie – con i loro servizi psichiatrici, pronto soccorso e strutture di accoglienza – sembrano fare di tutto per liberarsi di loro, come se fossero un peso insostenibile. Questo rappresenta una vera e propria omissione di soccorso, un problema che sembra non interessare a nessuno.
Le giustificazioni per non prendersi cura dei poveri privi di ogni cosa sono le più disparate. La più comune è la questione della residenza, ma troppo spesso l’accusa che viene mossa a queste persone è quella di essere manipolative, non interessate ad avere aiuto e pertanto meritevoli di essere lasciate per strada.
Alla luce di questa premessa, come sottolineato dal Consigliere, c’è un chiaro bisogno di una migliore coordinazione tra i vari soggetti che potrebbero intervenire, e una gestione più efficiente delle risorse a disposizione.
Nel caso di cronaca che ci riguarda, le due unità di strada – quella comunale e quella sanitaria – non conoscevano il signor Miloud Mouloud. Ma com’è possibile? Ci si chiede: cosa conoscono realmente del territorio? E soprattutto, chi valuta i risultati delle due unità di strada, soprattutto in relazione alle ingenti risorse economiche impiegate?
E poi c’è la questione degli interventi emergenziali: dormitori, distribuzione di pasti, vestiti e colazioni. Se da un lato sono utili, dall’altro sono strumenti che perpetuano la permanenza delle persone in strada. Ricordo al Consigliere Comunale, che appartiene all’area di Governo, che il costo diretto e indiretto dell’otto per mille che i contribuenti italiani pagano ogni anno alla Chiesa Cattolica è pari a sei miliardi di Euro. E nonostante questo, né Caritas né Sant’Egidio offrono un’accoglienza stabile per i senza tetto, che necessitano di assistenza sociale, sanitaria e amministrativa per poter riprendere in mano la propria vita con dignità.
Ogni anno, l’amministrazione comunale spende molte risorse per l’assistenza ai poveri, ma non esiste una strategia che definisca percorsi concreti per aiutare queste persone a uscire dalla strada.
Pertanto, se il Consigliere desidera farsi portavoce di istanze che guardano ai senza tetto, vedendoli non come un peso o un degrado da nascondere, cancellare, “daspare” e curare in carcere a suon di psicofarmaci, ma come persone che meritano un futuro dignitoso, si faccia avanti. Troverà nella città tante persone pronte a unirsi a lui in una lotta contro le diseguaglianze e per la giustizia sociale.
(12 gennaio 2025)
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