di Isabella Grassi, #Parma
Organizzata da Giampaolo Lavagetto si è tenuta al Cubo a Parma il 30 novembre, ed ha visto la giornalista Eddy Lovaglio fare da moderatrice e porsi come interlocutrice tra Michele Guerra, assessore alla cultura del Comune di Parma, Giampaolo Lavagetto ex assessore ai servizi educativi, Mario Mascitelli direttore artistico del Teatro del Cerchio, Sergio Bevilacqua sociologo clinico e Roberta Lasagna vice presidente della cooperativa Aurora Domus.
Sono stati 90 minuti intensi per un argomento pensato in positivo ma che nasce dal malessere che al giorno d’oggi vivono i ragazzi. E’ stato interessante sentire l’apertura di Bevilacqua che si è più volte definito un sociologo societario spiegare come “il momento che stiamo vivendo è caratterizzato dalla fusione del web con il telefono cellulare” che ha portato ad un aumento esponenziale delle società umane facendo quindi sorgere la necessità di intervenire non più sui singoli ma sulle aggregazioni, sui gruppi intermedi.
Su questa impostazione si è inserita anche Lasagna che ha individuato nel gruppo sociale rappresentato dalla scuola la necessità di una urgente riforma. Afferma infatti la vicepresidente della cooperativa che la scuola di oggi crea competitività ma non sa né leggere né interpretare le pulsioni degli adolescenti, puntando troppo sulla eccellenza non valorizza i talenti e crea essa stessa situazioni di disagio.
Tutti i presenti sono stati concordi nell’affermare l’inadeguatezza della scuola di oggi, che non è né inclusiva né accogliente.
Questa pandemia ha messo in crisi anche la famiglia e i ragazzi di oggi hanno perso molti punti di riferimento e il teatro dà loro la possibilità di essere protagonisti in quanto accanto al talento necessita della relazione, elemento questo che si è perso durante la pandemia che ha costretto i giovani a passare molto tempo anziché tra loro con gli adulti, e questa è ragione la per la quale il Teatro del Cerchio ha scelto di dare loro maestri giovani, con una adeguata preparazione ma di età loro vicina per poter parlare il loro linguaggio, per poter essere loro complici.
Giampaolo Lavagetto ha sottolineato come con il lockdown sia venuta a mancare l’identità culturale e Michele Guerra ha aggiunto come per raggiungerla sia necessaria una mediazione culturale realizzabile solo mettendo in interconnessione i settori rappresentati dalla scuola, dallo sport dal welfare e dalla cultura, non nascondendo la difficoltà rappresentata dal fatto che la realtà attuale non è omogenea come in passato e quindi occorre lavorare sul senso di appartenenza.
Non si può quindi non concordare con Lasagna quando afferma che bisogna non solo accogliere i giovani ma si deve imparare ad ascoltarli. Solo imparando il loro linguaggio si potrà infatti trovare la riposta ai loro bisogni.
Il teatro può aiutare i ragazzi a far sviluppare in loro il senso di appartenenza e eliminare nel contempo la voglia di giudicare che invece è ormai in ogni cosa che ci circonda, sottolinea Mascitelli, ma si associa anche Bevilacqua sottolineando come siano proprio i gruppi di aggregazione (e anche il teatro ne rappresenta uno) sui quali si può intervenire per combattere il disagio giovanile.
Torna sui bisogni infine Michele Guerra introducendo la necessità di soddisfare i bisogni immaginari e conclude Lavagetto indicando come strada da percorrere quella che pur partendo dalla amministrazione pubblica si interconnetta con le società di aggregazione come scuola, sport e cultura in modo da uscire dall’apparato burocratico per formare una rete tra loro interconnessa che viva di vita propria.
Quello che è emerso da questa tavola rotonda è quindi la necessità di reinventarsi dei giovani e nel contempo la necessità della società di trovare loro uno spazio duttile che possa modellarsi sulle loro esigenze ma che nel contempo fornisca loro dei capisaldi sui quali appoggiarsi.
Quello che è emerso è la necessità di svecchiare l’apparato burocratico e creare un coinvolgimento multiculturale che rappresenti la società di oggi e che ne segua l’evoluzione. Quello che è emerso è la voglia di pensare positivo, ben venga quindi parlare di benessere per combattere un disagio. Quello che è emerso è la volontà di gruppi eterogenei e apparentemente dissonanti di creare un coro comune, dove dare spazio e valorizzare le singole voci. Quello che mi è stata trasmessa è la voglia di una progettualità che consideri e compenetri le opposte esigenze.
(1 dicembre 2021)
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