articolo e video di Isabella Grassi
Una mostra molto interessante quella che inaugura il giorno di Sant’Ilario al Palazzo del Governatore di Parma e che vuole raccontare le piante. Renato Bruni, curatore della mostra, ce la illustra nel breve video in alto.
La mostra è orientata in senso cronologico e muove dagli inizi, quando cioè si studiavano solo le piante utili, principalmente per scopi medico scientifici e solo con il trascorrere dei secoli lo sguardo e l’interesse da scientifico si è quindi spostato anche sul bello, sul senso estetico e sulle emozioni. E’ la bellezza che alla fine gioca il ruolo di regina e padrona di casa, tanto che il professor Bruni dichiara fin da subito di essere disposto ad accettare qualunque genere di critica ma non quella che non vi siano immagini belle. Ecco così che ad ascoltare il professore parlare, lo sguardo che prima si soffermava sugli archivi botanici e forse era anche un po’ svogliato, improvvisamente comincia a notare le sfumature, le differenze e l’impegno di chi quegli oggetti li ha creati. Così se nel ‘600/’700 vi era una diversità tra disegno botanico artistico e quello scientifico in quanto quello scientifico non dovrebbe permettere di distinguere la mano che lo ha creato, con l’andare del tempo e con l’avvento della fotografia e di altre tecniche più moderne il disegno non scompare e si assiste in realtà alla brandizzazione del disegno scientifico medesimo.
Ma nella mostra oltre agli archivi cartacei e alle immagini fotografiche, sono presenti anche le “scatole” e tanto materiale usato nel tempo a scopo didattico, modellini in cera, oggetti in legno e a fare da collante tra la parte più antica e quella più moderna una installazione dello studio Fuse che attraverso un sistema di morfing crea, partendo da disegni e immagini di piante reali, piante immaginarie in continuo cambiamento.
Molto del materiale esposto proviene dall’Orto Botanico di Parma, ora chiuso perché in fase di restauro e tra due anni circa, al termine degli stessi farà ivi ritorno per essere finalmente esposto con giusto risalto, ma vi sono oggetti anche provenienti da strutture estere (Real Jardin Botanico di Madrid) e di prim’ordine in Italia (Orti Botanici di Padova, Bologna, Pavia, Erbario Centrale Italiano di Firenze, tra gli altri).
Il visitatore accorto potrà scoprire come esista una pianta che ha preso il nome da una famosa famiglia di antica casata locale, come l’orto botanico della nostra città sia stato il primo in Italia a catalogare la dalia di provenienza messicana, dell’apporto di Maria Luigia, e imparare come esistesse anche prima dello sviluppo moderno una sorte di “pantone botanico” per decidere come colorare le immagini delle piante create in bianco e nero. Interessante anche scoprire come prima della fotografia alcuni accorti studiosi avessero messo a punto alcune tecniche per riprodurre le piante, limitando il costo e garantendo una certa precisione.
Un mondo da scoprire quello che il percorso di Impronte vuole mostrare, un mondo bello.
(12 gennaio 2024)
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