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In realtà Frodo l’Anello del Potere andava per distruggerlo, ma l’attaccamento stava per fregarlo

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di G.G.

La solita insulsa narrazione comunista racconta di un’Arianna Meloni che, in chiusura di una direzione nazionale di Fratelli d’Italia citava Tolkien alla maniera delle sorelle Meloni e, secondo la narrativa di famiglia di sorelle e fratelli d’Italia, avrebbe detto: “Giorgia è il nostro Frodo e noi siamo la Compagnia dell’Anello… Aiutiamola nella fatica di portare [sic] il pesante anello del potere”.

Posto che Frodo era più bellino, ma son gusti e i gusti son gusti, si narra che lo spirito del buon Tolkien si sia risvegliato e stia vagando piangendo per le desolate lande della Terra di Mezzo perché ci vuol coraggio, e davvero ci vuol coraggio, per trasformare una lotta contro il potere contro quella narrata nella Trilogia, in un messaggio per la preservazione del potere in una mano sola.

Vanno sottolineati due aspetti, oltre all’aspetto scandaloso dell’operazione, il primo dei quali è rappresentato dal profondo cambiamento operato dall’Anello del Potere nel carattere prima dolce e remissivo di Frodo, nel suo coraggio di sfidare il male, preda – alla fine della saga – di tutte le pulsioni malvagie che sono proprie di chi dal potere si lascia corrompere. In seconda battuta Frodo, che perde un dito per effetto del morso dello schizofrenico Gollum, viene salvato da Sam, quel personaggio straordinario, fedele amico e sodale, che tutti vorremmo avere.

Ora l’altra Meloni, quella che si vede meno ma non è meno Meloni, ci spieghi chi nel sodalizio dovrebbe essere il buon Sam che salva Frodo perché qui in giro non se ne vedono. In più Tolkien non descrive la lotta per il mantenimento del potere, ma quella per liberarsi dall’anello per dominarli tutti. Non fa del bene all’augusta sorella il paragone ridicolo con il personaggio. Non fa bene far calzare all’augusta sorella l’anello del potere trasformandola in Frodo.

Le politiche del governo, ma sono sempre insulsi pettegolezzi comunisti, per rimanere nella metafora fantascientifica, ricordano molto di più lo sfruttamento dell’ambiente di Sauron per la propria gloria, con il quotidiano che diventa sempre più complicato per il povero che vuole vivere in pace e il potente che invece diventa sempre più potente; la figura della presidente del Consiglio ricorda di più la malvagia strega della Sorellanza Bene Gesserit che vuole continuare a mantenere il monopolio sui geni dei maschi nella saga di Dune.

La storia di Tolkien, grazie ai film di Peter Jackson, è notissima: Sauron muore mentre in questa realtà sembra trionfare; è una donna bionda e nobile a sconfiggere il male e i vincitori non ricorrono alla violenza per primi per trionfare, ma solo per difendersi. Perché, per tornare alla metafora fantascientifica, è un’altra Trilogia a fornire una risposta;  quella della Fondazione di Isaac Asimov quando Salvor Hardin pronuncia l’unica verità che calza a pennello con questo momento storico: “La violenza è l’ultimo rifugio degli incapaci”.

Anche se in questo paese l’ultimo rifugio degli incapaci è diventato la politica.

 

 

(9 febbraio 2025)

©gaiaitalia.com 2025 – diritti riservati, riproduzione vietata

 

 





 

 

 

 

 

 

 



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