di Giovanna Di Rosa #Lopinione twitter@parmanotizie #Parma
Non c’è nulla di curioso né di strano in quanto scriveremo: pubblichiamo un commento politico su uno dei nostri quotidiani (la rubrica si chiama L’Opinione, ed è presente su tutti i nostri quotidiani) o sulla nostra testata principale – il cui slogan recita Politica, Cultura & Opinioni, più chiaro di così – e riceviamo un commento di risposta di uno dei tanti che dimostrano di non avere idea di cosa si è scritto, perché non conosce gli antefatti, non si è informato, non capisce da dove il nostro articolo parte figurarsi se capisce dove finisce, inizia con la classica frase “politica a parte” perché quando non sai che cosa dici è sempre meglio chiarire che non stai parlando di una cosa della quale non sai nulla, come se del resto conoscessi qualcosa, e va a parare da un’altra parte. Che tu, autore del commento, non hai nemmeno sfiorato.
Qual’è il problema, il commento a margine del tuo articolo? Certamente no. I social sono nati proprio per dare voce, facendoli diventare un prodotto pubblicitario sul quale veicolare una scarica di messaggi da rimbambimento per rimpinguare le casse di pochi, a questi che sui social giocano a fare quelli che hanno un’opinione su tutto non sapendo un cazzo di niente, a questi che prima commentavano in un bar, una lavanderia, un bordello o un campo di calcio, amplificando la loro idiozia. Complici certi media che sui commenti da social si sono appiattiti ed amplificano le porcate terrapiattiste ad esempio, piuttosto che l’orripilante romanzo dell’ultimo buzzurro che di mestiere fa il carpentiere – e dio solo sala quanto ci sia bisogno di ottimi carpentieri piuttosto che di sgrammaticati scrittori, a questi poveracci è stata data una visibilità che nemmeno si immaginavano e sono incapaci di gestire.
Proliferano come i virus: pubblicano romanzucoli spesso autoprodotti, scrivono la loro inutile recensione su un libro che non hanno capito e forse nemmeno letto, parlano di applicare prezzi ai loro scritti perché hanno avuto 80 mi piace [sic] e invece di far decentemente il lavoro per il quale sono pagati passano il tempo a digitare imbecillità sul loro telefonino che gli trasmette le notizie degli imbecilli che dicono che sulla luna non ci si è mai andati – tutto questo su un apparecchio milletrecento volte più potente di quello che mandò l’Apollo 11 sul nostro satellite e che noi utilizziamo per scrivere cazzate.
Ecco come vanno le cose: se questi che scrivono di tutto e che, magari davanti ad un ristretto pubblico di conoscenti, pontificano sull’arte moderna senza saperne un accidente, non sono in grado di informarsi a sufficienza per comprendere da dove parte un articolo di commento ad un fatto politico preciso, come faranno a comprendere le reali ragioni per cui certi scandali vengono montati ad arte per creare cortine fumogene attorno a coloro che stanno trasformando l’Italia nella prima democrazia illiberale d’Occidente?
(23 luglio 2019)
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