di Marco Maria Freddi*
Qualche giorno fa scrivevo che la vera sfida per un partito progressista è quella di trovare un senso profondo nel suo agire, affrontando con coraggio e determinazione le complessità del nostro tempo, promuovendo l’uguaglianza e la giustizia per tutti, progettando soluzioni innovative e sostenibili, e nutrendo speranze concrete per un futuro migliore. Solo così potremo essere riconosciuti e diventare un simbolo di speranza per un mondo più giusto.
Ciò che voglio dire, care compagne e cari compagni, è che per essere riconosciuti, bisogna essere credibili. E nulla è più credibile, più autenticamente progressista, che farci carico — senza ambiguità, senza paura — della piena realizzazione dei diritti individuali e sociali. Con laicità, con determinazione, con capacità di leggere le volontà e i bisogni reali della società di oggi.
Essere il partito dei diritti significa schierarsi apertamente per il diritto alla procreazione medicalmente assistita anche in forma eterologa, per il riconoscimento legale e sicuro della gestazione per altri, per il diritto al matrimonio e all’adozione da parte di coppie omosessuali. Significa affermare, con chiarezza, che ogni persona ha diritto a decidere della propria vita fino alla fine, e quindi battersi per il riconoscimento del suicidio assistito e dell’eutanasia legale.
Ma significa anche non disgiungere mai i diritti civili da quelli sociali. Significa lottare per l’introduzione di un salario minimo orario legale per tutti i lavoratori e le lavoratrici di tutti i settori produttivi, a contratto indeterminato che determinato. Significa ridurre l’orario di lavoro settimanale per vivere meglio, per il benessere delle persone, lavorare tutti e lavorare meno. Significa pretendere la regolamentazione severa e giustificata di ogni contratto a termine, per restituire dignità e stabilità al lavoro, che oggi è troppo spesso sfruttato e precarizzato.
Dobbiamo essere il partito che unisce libertà e giustizia, autonomia e solidarietà. Il partito che protegge, che include, che non si piega alla retorica della paura né si adatta ai compromessi al ribasso. Un partito che non gestisce il presente, ma costruisce il futuro. Che non rincorre, ma guida. Che non tace, ma prende parola.
In un tempo in cui tornano oscurantismi, repressioni, diseguaglianze e discriminazioni, noi dobbiamo essere quel faro. Il faro che illumina le coscienze. Il faro dei diritti. Il faro della libertà, della dignità e dell’uguaglianza per tutte e per tutti.
Compagne e compagni, tocca a noi. Tocca a noi costruire un partito che non rincorre i consensi nel buio, ma accende luci. Tocca a noi diventare il partito dei diritti, di tutti i diritti. Senza paura. Senza tentennamenti. Con radicalità e con amore per la libertà.
Perché la politica, se non cambia le condizioni di vita, non serve. E noi vogliamo cambiarle. Per davvero.
*Radicale e Socialista, iscritto al Partito Democratico e PSOE
(13 giugno 2025)
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