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“La peggiore delle rivoluzioni è una restaurazione”, o dei bulli-bellici al potere

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di D.S.

Mentre da una parte all’altra del globo si rincorrono rancorose dichiarazioni di guerra non dichiarata, esplode l’odio sociale fomentato da bulli-bellici che poi finiscono vittime di loro stessi e delle loro dichiarazioni ebbre d’odio ma, lo diciamo con un bell’articolo del Prof. Giorgio Trani pubblicato d Lettera43, “certo è inquietante il bellicismo che sta montando un po’ ovunque e che ci sta riportando ai tempi in cui non c’erano ministeri della Difesa ma della Guerra”.

L’articolo, devastante nella sua lucidità, prende spunto da una delle ultime dichiarazioni dal Quirinale: “Stiamo ritornando al 1914, ha dichiarato il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, dopo l’abbattimento di droni russi in Polonia. Ma ciò che più colpisce, pensando anche alle proteste francesi di piazza e al mortale attentato all’attivista di destra Charlie Kirk è il livello latente di violenza che circola oggi nella società. Il sentimento misto di paura e aggressività che sembra essere diventato un elemento strutturale. Qualcosa di inspiegabile e nello stesso tempo tragico. Soprattutto perché questa furia è cieca, non avendo un obiettivo dichiarato e precisi destinatari. Esprime un profondo disagio, ma non ha una proposta. Vuole solo ritrovare, ammesso che sia mai esistita, una dimensione ideale e pratica di vita scomparsa, ma che si vorrebbe recuperare, ripristinare, restaurare”.

Se l’articolo parla, saggiamente, di livello latente di violenza e di sentimento misto di paura e aggressività la cronaca quotidiana ci rimanda aggressioni a catena, con minorenni che picchiano bambini a colpi di bastone in un parco pubblico, violenze sessuali ai danni di dodicenni esposte alla gogna su Whatsapp, in una spirale che sembra alimentarsi delle dichiarazioni sempre più violente dei potenti bulli-bellici che sono al potere grazie ad elezioni legittime e che poi hanno virato verso l’autarchia, le democrazie illiberali e lo scatenarsi di sconsiderate furie belliciste. L’articolo di Giorgio Trani, mette l’accento anche sul pericolo rappresentato dall’incapacità di governare le forti trasformazioni in corso che l’attuale cleptocrazia al potere nelle grandi potenze percepiscono, e veicolano, come “un forte incentivo al passatismo, a guardare indietro anziché avanti. Perché il futuro spaventa e il passato rassicura. In modi diversi il segretario della Guerra americano e i contestatori francesi di “fermiamo tutto” vogliono la stessa cosa: che si restauri un ordine mondiale che è a pezzi e un welfare che sta facendo la stessa fine. È armata la nostalgia di Putin che intende ripristinare l’Unione sovietica, e di Erdogan che accarezza il sogno dell’impero ottomano. Netanyahu, con l’occupazione progressiva dei territori palestinesi, si spinge ancora più indietro: al Grande Israele di Re Salomone. Nondimeno se pensiamo a Xi Jinping, che per la celebrazione dell’80° anniversario della vittoria sul Giappone ha sfilato sull’auto scoperta vestito come Mao Zedong, possiamo affermare che quasi tutti i poteri e i potenti della Terra sono impegnati a “restaurare il futuro”.

E sta scritto nella storia che quando si è raccontato di volere costruire il futuro guardando al passato si sono minate le fondamenta stesse di un cambiamento che, di fatto, non esiste se non nella propaganda utile al momento: “mai l’opposizione – anche irriducibile – al cambiamento politico, socio-economico e tecnologico è riuscita nello scopo” continua l’articolo di Trani. “Prima o poi, comunque sempre, ogni tentativo di ritorno al passato, dopo eventi epocali o fenomeni rivoluzionari, è invariabilmente fallito. Non si torna mai indietro, anche se la storia, come ha scritto Mark Twain, non si ripete ma spesso fa rima”.

Difficile non essere d’accordo.

 

 

(15 settembre 2025)

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