di Daniele Santi
Mi trovavo a Parma e camminavo in centro città per tornare in stazione e tornare nella mia città con il treno, era il periodo in cui Ricci/Forte avevano realizzato la regia di un Nabucco (registicamente magnifico), che doveva essere alla seconda replica. Mentre prendevo un caffè avevo a fianco un uomo anzianotto che a voce alta decantava la schifezza della regia in questione.
Decisi di chiedergli che mestiere facesse, se fosse un uomo di teatro e lui mi rispose: “No, faccio il fornaio”. Così dopo la notizia che ad inaugurare il Festival Verdi non saranno il coro del Teatro Regio e la Filarmonica Toscanini, ma il coro e l’orchestra del Comunale di Bologna, sorge il dubbio che a forza di avere fornai che sanno tutto di regia teatrale e lirica, il virus dell’evidente surplus di preparazione abbia colpito anche i professionisti della musica della ridente città emiliana che crede di essere qualcosa che va molto al di là delle sue possibilità.
Toccherà al Sindaco Pizzarotti in scadenza, letteralmente, basta leggere la nostra cronaca politica e ascoltare gli umori cittadini, spiegare nuovamente che non c’è nessuna colonizzazione bolognese in atto ma forse troppi casi di raucedine negli stessi giorni e forse qualche problema di umidità che mette a dura prova gli strumenti a corda. Scherzi a parte, che così tanta competenza venga sacrificata sull’altare della colonizzatrice Bologna, fa pensare. Vuoi vedere che è colpa del PD anche stavolta?
Ci sono naturalmente motivi, che Repubblica spiega benissimo, per cui è quasi prassi che le cose stiano andando come sembrano andare. Scrive infatti il quotidiano:
Che fra due teatri della stessa regione ci sia una collaborazione che consenta di ridurre i costi, è naturalmente un fatto in sé positivo; così come è apprezzabile che per la stagione lirica il Regio abbia avviato coproduzioni con Piacenza, Reggio e Modena (…) il fatto poi che Roberto Abbado, direttore musicale del Festival, sia stato recentemente nominato direttore musicale della Filarmonica del Comunale di Bologna (che è in pratica la stessa orchestra) è probabilmente un motivo che può aver influenzato la scelta di eseguire il primo titolo con quei musicisti.
Dunque anche in questo caso, come in quello del giudizio del fornaio sulla regia del Nabucco, toccherà andare oltre il parere delle potenti voci che agitano la città emiliana che crede di essere qualcosa che va molto al di là delle sue possibilità e capire che re e regine non ce ne sono più né dentro le istituzioni della politica né in quelle corali o artistiche e che se si vuole fare mercato poi finisce che il mercato comanda lui. E allora anche alle signore che al mercato ci vanno a spettegolare toccherà stare zitte. Certo ci vuole una volontà politica di far funzionare le macchine che devono funzionare che in un periodo pre-elettorale che tutto promette fuorché politiche per Parma, non sembra essere il primo piatto del menù.
(15 gennaio 2022)
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