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La disponibilità immobiliare della Chiesa in Italia, comprese le congregazioni religiose e diocesi, è stimata in oltre sei miliardi di euro….

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di Marco Maria Freddi

Cara Sorella Madre,

come saprà, la disponibilità immobiliare della Chiesa in Italia, comprese le congregazioni religiose e diocesi, è stimata in oltre sei miliardi di euro. Stima che si riferisce solo a case e palazzi “non funzionali” all’attività istituzionale, niente Case Madri, seminari, oratori o arcivescovati e questa valutazione è solo una piccola parte del patrimonio della Chiesa che nel suo complesso nel mondo conta su un patrimonio valutato oltre 2mila miliardi di euro, comprese università, scuole e ospedali.

Anche la sua “struttura” o meglio il complesso delle strutture e abitazioni che compongono la sua Casa Madre, è in realtà abitata da poche persone.

Pur comprendendo la necessità di mantenere spazi per attività differenti dalla vostra Missione, in un momento dove contiamo tante persone che hanno bisogno di un luogo per favorire il loro ritorno alla vita, sottrarsi a questo bisogno come ad un fastidio che presenze terze creerebbero ad una vita fatta di antichi ritmi propri, credo, tradisca le parole del Papa che indica come urgente accogliere coloro che sono considerati scarti umani. In veste di consigliere comunale e poi, da cittadino, ho più volte chiesto al Vescovo di Parma, Enrico Solmi, di fare (cortesemente) un censimento degli immobili ecclesiastici e degli enti religiosi sottoutilizzati o inutilizzati, immobili che potrebbero essere immaginati come spazi di nuova valorizzazione sociale. In Italia gli immobili ecclesiastici sottoutilizzati o inutilizzati, rappresentano un enorme patrimonio destinato solo ad aumentare nel tempo e non basta più dire “lo stiamo già facendo” o che il Seminario non è vuoto, che Sant’Antonio Abbate non si può utilizzare, che i “tanti appartamenti” delle parrocchie sono già utilizzati per l’accoglienza o che gli spazi della sua Casa Madre sono già occupate dalle sorelle anziane, questo, cara Sorella Madre, non basta più; come non basta più accogliere i poveri in dormitorio o dare loro un pasto alla mensa. Queste non sono più opere caritatevoli ma pratiche del mandato della Chiesa: è la dignità che deve diventare corpo, dignità di un vero progetto di resurrezione dalla povertà.

Gli “scarti umani” che bussano alla nostra porta, chiedono che il riuso degli immobili ecclesiastici sottoutilizzati o inutilizzati non sia solo la pratica per continuare a promuovere il bene comune ma soprattutto la volontà, qui e ora, di voler leggere i segni dei tempi, leggere l’oggi e questo sì è ciò che i poveri, i poveri figli di poveri, chiedono ogni giorno.

Cara Sorella Madre,

sono cresciuto con le parole di Matteo 25,35-44, parole che mia madre mi leggeva e ripeteva continuamente e in cui mi riconosco. Spero in un suo ripensamento.
Quando questo pezzo sarà pubblicato, i laici, gli atei e i feticisti devoti inizieranno l’ennesima sassaiola ma credo lei ci abbia conosciuti e sa, in cuor suo, che valorizzare gli immobili sottoutilizzati o inutilizzati della Chiesa, faranno vivere quel valore immateriale rivolto al bene comune che dà vita alla raccomandazione del Pontefice di avere il coraggio di iniziare nuovi processi più che occupare spazi sottoutilizzati o inutilizzati.

Un caro saluto.
Marco Maria Freddi

 

 

(3 settembre 2022)

©gaiaitalia.com 2022 – diritti riservati, riproduzione vietata

 





 

 

 

 

 

 

 



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