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Solo Democratici, senza aggettivi…. E porto un “endorsement” a Gianni Cuperlo. Anche se voterò Schlein

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di Marco Maria Freddi

Seguo con attenzione il dibattito dentro e fuori il Partito Democratico in vista del prossimo congresso. Stimo da sempre Gianni Cuperlo, tra le tante cose che di lui apprezzo è stato il riconoscimento politico, da “sinistra”, dei diritti come indivisibili. Gianni Cuperlo ha riconosciuto che la cultura Radicale ha insegnato alla “sinistra” che non c’è una gerarchia tra i diritti sociali e i diritti individuali e premetto tutto ciò perché la mia stima politica per l’uomo non è in discussione anche se continuo a credere che Elly Schlein sia la miglior candidata alla segreteria del PD nel 2023.

Sempre in tema di congresso, ho ascoltato un recente convegno dei “cattolici” democratici. Sintetizzo il pensiero cattodem del convegno: la riflessione comune dei relatori è stata che esiste un problema sociale e di democrazia e per i cattolici democratici, come loro suggerito da Papa Benedetto XVI; in questa visione la democrazia non si regge senza una ispirazione religiosa e si domandavano di conseguenza, se la componente cattolica fosse ancora utile all’Italia.

Ringraziando dio, i cattolici in Italia sono una minoranza e le chiese sono sempre più vuote ma nonostante i numeri, la componente laico-devota, una minoranza di cattodem nel partito, si domanda quanto sia interessato il Partito Democratico a riconoscere l’importanza della loro presenza. Nel contributo scritto inviato ai militanti del Partito Democratico parmigiano, il senatore Giorgio Pagliari scrive del perché e del per come della “sconfitta” del partito alle ultime elezioni ed una delle cause individuate è la “mancata attenzione a problemi complessivi della società italiana, come alle criticità maggiori della vita quotidiana a fronte di un’insistenza su temi sacrosanti, ma di nicchia e/o divisivi”.

Quest’affermazione non è vera nelle cose, dal 2007 il Partito Democratico solo raramente ha preso posizioni su temi, come definiti dal nostro senatore di nicchia e/o divisivi, rivela invece l’inadeguatezza e la lontananza di una visione dalla realtà quotidiana delle vite vere delle persone e delle loro sofferenze.
Siamo ancora intrappolati nella binettiana utopica idea dei “principi non negoziabili” e quando la politica si rifiuta di affrontare qualsiasi fenomeno, una complessità, derubricando un tema a divisivo o non negoziabile, decreta il suo fallimento, la sua inutilità e questo al netto dell’aggettivo che qualifica la sua militanza.

Nel suo intervento al convegno cattodem, il senatore Giorgio Pagliari afferma che “questo è il tempo della radicalità, tempo che segni una chiarezza di fondo perché o si recupera la piena agibilità in un partito realmente democratico o è meglio pensare a prospettive (altre) che garantiscano la presenza del cattolicesimo democratico”. Il punto politico, per il nostro senatore, è la presenza cattolica militante, non la presenza politica senza aggettivi nel partito, questo a conferma che il “binettismo” sia stato una delle principali cause che hanno impedito al soggetto Democratico di nascere, di far nascere il sogno Democratico, un soggetto Democratico moderno dove tante culture politiche potessero dare risposte – sempre – alle urgenze dei cittadini del nostro Paese.

Stimo Gianni Cuperlo e nonostante ritenga Elly Schlein la miglior candidata alla segreteria del PD per età, per genere, per preparazione e per capacità di lettura dell’oggi mondo, credo che il nostro senatore abbia ragione.

Credo sia meglio per chi nel Partito Democratico del XXI secolo è impossibilitato ad affrontare qualsiasi tema che la società sente come una urgenza, ma più preoccupato a dover pensare a migliori prospettive che possano garantire la presenza (aggettivata) cattolica la quale viene prima di una responsabile e laica interpretazione della società, di guardare ad altro. Penso a Maurizio Lupi; credo che i cattolici dei temi “sacrosanti ma divisivi” possano condividere con il suo gruppo il bisogno di una “democrazia” che non si possa reggere senza una ispirazione religiosa, per questo credo che la componente cattolica, meglio, la componente laico devota del PD, possa essere molto utile, altrove, non in un Partito Democratico che guarda al XXI secolo e certamente non alla luce di Betlemme, la luce della Grotta della Natività in consiglio comunale, una luce divisiva in una istituzione dello Stato laico a cui credono, sempre ringraziando dio, una sempre più una ristretta minoranza del Paese. Maurizio Lupi, come (alcuni) cattolici democratici del Partito Democratico, non credono che i temi sacrosanti di nicchia e/o divisivi siano il fondamento della politica per la vita delle persone, per il loro vissuto, le loro sofferenze ed il loro bisogno di libertà, tutti temi che non sono accademici racconti teologici o filosofici ma quotidianità e la quotidianità è fatta soprattutto di diritti, diritti sociali e diritti individuali senza i quali non esiste democrazia. Liberati dal peso dell’essere parte di un moderno partito che guarda ad una società aperta, i laici devoti potrebbero condividere con un gruppo esplicitamente clericale e confessionale, l’esigenza di non affrontare le complessità, di rifiutarsi di affrontarle perché divisive e non negoziabili. Complessità che ogni singolo giorno coinvolgono milioni di cittadini italiani, temi come la procreazione assistita, l’aborto, l’eutanasia, il suicidio assistito, la procreazione per altri, la prostituzione, il consumo di sostanze e la riduzione del danno, la cittadinanza per i giovani che fanno un percorso scolastico nel nostro paese, i matrimoni egualitari, l’adozione per le coppie dello stesso sesso, la regolamentazione dell’immigrazione, l’assistenza sessuale per i disabili o l’abolizione del disumano sistema carcerario italiano, questi e altri temi che solo chi crede in una società aperta può affrontare.

Credo il Partito Democratico abbia bisogno di un profondo cambio generazionale, credo che Stefano Bonaccini sia un ottimo amministratore ma che non sia più il suo tempo, e non è più tempo per accordi con la Libia e gli schiavisti chiamati sindaci, del Job Act e delle persone senza diritti, delle diseguaglianze e dei bonus, non è più tempo per una crescita e uno sviluppo che non tenga conto del debito ecologico delle nuove generazioni, non è più il tempo dei principi non negoziabili.

Questo è il tempo di un partito democratico responsabile che voglia governare tutti i fenomeni di una società moderna, che abbia il coraggio della complessità e che si candidi a governare le complessità del nostro tempo con il contributo di tutti coloro che vogliono essere “democratici”, tutti coloro che in una società aperta, giusta e laica si riconoscono e questo, al netto degli inutili aggettivi con i quali, ancora oggi, anacronisticamente vogliano qualificarsi.

 

(9 gennaio 2023)

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