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Dopo Mimmo Lucano e Simone Strozzi, ora sotto inchiesta anche don Massimo Biancalani….

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di Marco Maria Freddi

Anche don Massimo Biancalani, parroco di Vicofaro in provincia di Pistoia, è indagato dalla Procura di Firenze che gli contesta il reato di truffa e falso in atto pubblico. Così è stato per Mimmo Lucano e così per Simone Strozzi, non si tratta di furti o ruberie, ma di questioni amministrative che hanno distrutto un modello di accoglienza che non considerava documenti, permessi o presunti diritti di legge, bensì le persone.

Il sistema di accoglienza che accomuna le tre figure era proprio questo: accogliere a prescindere, strappare dalla strada e dai suoi pericoli quante più persone possibili, senza aspettare i finanziamenti dello Stato per farlo. A Parma, nonostante ci sia una giunta di sinistra e la presenza di laici devoti legati alla Chiesa e al terzo settore parmigiano, i due bandi di accoglienza del Prefetto sono nuovamente rimasti senza risposta.

Questa situazione non si sarebbe mai verificata con l’esperienza di Svoltare, perché Simone  accoglieva tutti, indistintamente, compresi coloro che uscivano dai percorsi di integrazione finanziati dallo Stato, come anche coloro che erano privi di diritti, i più bisognosi tra i bisognosi. Proprio per questo motivo Simone è stato oggetto di odio, di rifiuto e scaricato dalla Chiesa di Parma, dal terzo settore, da Effetto Parma (il partito del sindaco che lo aveva premiato con il premio Sant’Ilario), dai partiti di sinistra e dal PD, partiti legati idealmente alle cooperative del terzo settore e al loro elettorato di riferimento che hanno sempre disprezzato Simone Strozzi.

A differenza di Mimmo Lucano e Don Massimo Biancalani, che hanno il sostegno delle rispettive comunità, nessuno in città ha preso le difese di Simone. Solo due voci si sono levate, la mia e quella dell’amica Nadia Buetto, voci che non hanno mai smesso di rivendicare un’esperienza e un’amicizia.

Ho conservato tutti gli interventi dei protagonisti del terzo settore e dei partiti della città famosa per il prosciutto e il parmigiano. Li ho conservati per quando tutto sarà finito.

Simone è stato condannato ancor prima di leggere la sentenza, condannato a proseguire la sua missione in esilio, a proseguire la sua esperienza insieme ad altri poveri, quei poveri che nessuno vuole vedere davanti ai negozi, alle chiese, nei giardini pubblici o nelle stazioni. Il “degrado” umano e urbano, tanto invocato quanto stigmatizzato dai media, dalla politica e dai cittadini benpensanti della città. Sono vicino a don Massimo Biancalani, il parroco vilipeso e oltraggiato da noti politici e stampa di destra per aver portato i suoi ragazzi in piscina, un gesto di ritrovata normalità.

Simone, nel suo voler donare momenti di normalità a vite che avevano subito la violenza del lungo viaggio verso l’Europa sperata, offriva la pizza la Domenica e giubbotti nuovi agli accolti, non usati, come segno di una possibile ritrovata normalità.

Chi avrebbe dovuto comprenderlo e difenderlo, lo ha giudicate come imperdonabili irregolarità, il disprezzo verso un uomo buono era così grande che Chiesa e terzo settore della ricca e prosperosa Parma, ha ritenuto gli amministrativismi più importanti del lavoro a sostegno delle persone e per questo, messo in croce. Il tempo dirà e svelerà la verità giudiziaria, colma di questioni amministrative non risolte ma emergerà anche la verità sostanziale; presto il tempo giudicherà se distruggere l’unica realtà di accoglienza senza barriere di Parma sia stato nell’interesse della comunità parmigiana e delle vergini e sante coscienze che la abitano.

 

 

(30 agosto 2023)

©gaiaitalia.com 2023 – diritti riservati, riproduzione vietata

 

 




 

 

 

 

 

 

 

 

 

 



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